Noi siamo i nostri pensieri. I nostri pensieri si manifestano generando un’azione dentro e fuori di noi. In un certo senso si può dire che i nostri pensieri creano la nostra realtà interiore e esteriore. Ciò significa che il nostro corpo viene plasmato dalla qualità del nostro pensiero, così come la gestione delle nostre emozioni, l’attitudine che abbiamo verso la vita, ciò che riusciamo a realizzare per noi stessi nella vita quotidiana e nei progetti a lungo termine.
I nostri pensieri spesso non sono propriamente nostri, ma appartengono ad un’inconscio collettivo, ai nostri genitori, parenti, all’ambiente dove siamo cresciuti, al contesto sociale dell’epoca in cui viviamo, alle epoche precedenti e così via. Quando siamo bambini, in pieno “emisfero destro” ecco che assorbiamo tutte queste informazioni come una vera e propria spugna, inglobando tantissime informazioni nel nostro inconscio e strutturando anche la nostra parte più razionale e la nostra personalità.
Il viaggio più interessante in questa vita è comprendere chi veramente siamo, divenire consapevoli della nostra unicità colma di potenziale, creatività, talenti, ma anche contraddizioni e limiti. Non credo che possiamo cambiare ciò che siamo, anzi tendenzialmente considero ciò una perdita di tempo e di energie preziose oltre che un modo per non arrivare mai all’accettazione di sé bensì di trovare sempre un modo per “segmentarsi”. Quello che credo che possiamo cambiare è il nostro “mind-set”: i nostri pensieri verso noi stessi e il mondo. Quindi il nostro approccio verso noi stessi, gli altri, la vita.
Siamo al 60/65% fatti di acqua e come molte ricerche scientifiche hanno ammesso l’acqua è un potentissimo ricettore. Per esempio il saggista e scienziato giapponese Masaru Emoto, ha portato avanti per innumerevoli anni una ricerca molto interessante sulla “coscienza e memoria dell’acqua”, sperimentando che l’acqua a tutti gli effetti venga “influenzata” da suoni e pensieri (in quel caso parole scritte) mutando in base alle informazioni ricevute.
Non è quindi una sorpresa il fatto che siamo così sensibili emotivamente alla musica, ai suoni in generale e alle parole. A ciò che ci viene detto e ciò che affermiamo o che ci auto-affermiamo nel nostro monologo-interno (o sottotesto) privato. Di conseguenza darsi lo spazio e perché no, anche il permesso, di “sognare in grande” crea in automatico ed in modo molto organico e anche inconscio un moto interno che si protrae verso l’esterno in azioni. Noi siamo a tutti gli effetti responsabili per ciò che ci accade, e questo tipo di consapevolezza, non sempre piacevole, ci dona in ogni caso maggiore radicamento e concretezza anche razionale che si manifesta nella vita di tutti i giorni e verso ciò che vorremmo realizzare per la nostra vita.
L’importante è non “sognare” punto e basta senza agire: il pensiero deve essere sempre “portato fuori”, verbalizzato o espresso in un’azione per poter divenire concreto. La qualità del nostro pensiero è fondamentale e necessita di parecchia pratica, come fosse un’allenamento quotidiano verso la realizzazione dei propri sogni, del proprio sè. Del resto, domande di qualità generano risposte di qualità, pensieri di qualità generano azioni di qualità.
Prendersi lo spazio anche per poter visualizzare il proprio sogno, cercando di non essere generici ma specifici anche dona tantissima chiarezza ai propri pensieri che può essere espressa attraverso azioni. Più grande sarà il sogno, maggiori le possibilità che qualcosa di realistico e concreto che si avvicina il più possibile a quel “grande sogno” si possa realizzare. Non a caso Walt Disney affermava “ciò che puoi sognarlo, puoi farlo”. Quindi non smettete mai di sognare in grande, prendetevi la responsabilità nella realizzazione di voi stessi e dei vostri sogni. I vostri sogni possono alimentare il “fuoco interno” del vostro “guerriero interiore” e darvi la forza per realizzare i vostri obiettivi a livello concreto.
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